Da Cosa Nasce Cosa (B. Munari)

Da Cosa Nasce Cosa (B. Munari)

Dal 20/09/2025 ore 18:00 al 05/10/2025 ore 19:00

Visioni preistoriche e futuristiche di Stefano Gazzaniga, un viaggio attraverso opere formate con materiali vissuti riassemblati per raccontare una storia di evoluzione e trasformazione

Inaugurazione e presentazione della mostra 20 Settembre 2025, ore 18.00, Ex Chiesa San Bernandino - Luzzana

Visitabile dal 20 Settembre al 5 Ottobre 2025


Benvenuti in un mondo dove passato e futuro si fondono in un paesaggio che non ci appartiene più. Questa mostra è un viaggio attraverso opere formate con materiali vissuti che vengono riassemblati per raccontare una storia di evoluzione e trasformazione. Gli animali che vedrete non sono né vivi né estinti, sono ricostruzioni ibride di un mondo biologico, imprigionato nelle gabbie e nei codici della tecnologia. Qui la natura è solo un ricordo di boschi ridotti a frammenti di radici, gli animali sono sagome meccaniche e l’essere umano è scomparso ma, tra le crepe del ferro e del silicio un sottile battito ancora resiste, quello della memoria, della meraviglia, della domanda. Stefano Gazzaniga è nato a Mologno l’1 Luglio 1959, ha abitato a Casazza fino al 1973. Grazie al padre veterinario ha modo di conoscere e vivere il territorio della val Cavallina, la sua vegetazione boschiva, i suoi specchi d’acqua e la sua fauna a tratti ancora selvaggia sono stati fonte di ispirazione. Dopo aver conseguito il diploma alla Scuola d’Arte Andrea Fantoni nel 1978 frequenta due anni l’ Accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo. Scultore e artigiano visionario lavora con ciò che il mondo ha scartato: ferri arrugginiti, schede elettroniche, ingranaggi meccanici, legni dimenticati. Le sue opere non sono semplici assemblaggi ma racconti di creature nate da epoche sospese tra il ricordo naturale e l’avanzata inarrestabile della macchina. Con uno sguardo critico ma poetico, Stefano Gazzaniga ci porta in universi dove la tecnologia ha divorato la natura, gli animali sono fantasmi d’acciaio e l’umanità ha lasciato solo tracce. Le sue sculture non mostrano solo tecnica e invenzione ma un profondo interrogativo. Le opere parlano di memoria, di tempo, di futuro. In un mondo dove il biologico è stato soppiantato dal digitale, le sue sculture prendono forme animali per raccontare un’epoca scomparsa ricreata in chiave meccanica. Radici intrappolate in gabbie metalliche, volti innestati, imprigionati in piramidi tra circuiti elettronici, ogni pezzo è un frammento di un racconto più grande, quello di un pianeta dove la tecnologia ha reso superfluo l’essere umano e sta rimpiazzando la natura. Per i bambini sarà un’occasione per esplorare con meraviglia quante cose si possono creare con ciò che sembra inutile! Per gli adulti, un invito a riflettere sul valore delle cose, sulla responsabilità verso il pianeta e sulla potenza dell’arte come strumento di rinascita.