io voglio vivere. qualcuno mi prenda per mano
Dal 20/09/2022 ore 18:00 al 07/01/2023 ore 18:00
Progetto Fotografico
Mostra inserita nel progetto "RITROVARSI CON ARTE" a cura dell'Associazione Amici del Museo Meli di Luzzana nel bando "EDUCAZIONE DIFFUSA 2022" di Fondazioni FIEB e FACES.
Paola Mischiatti
Luca Forno
Marcella Dalla Valle
Barbara Beggio
Cristina Chiappani
Marco Matteucci
Andrea Rossato
Bianca Costa
Alessandra Merisio
Carlo Antonio Atzori
Fabrizio Caron
Laura Perani
Valentina Trovesi
Moira Zanotti
Adriano Perani
Laura Piazzoli
Cristina Finotto
Eras Perani
PREMESSA
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) costituiscono al giorno d'oggi un'emergenza sanitaria che non sembra trovare un argine alla sua crescita esponenziale. In Italia si stima che tre milioni di persone soffrano di questi disturbi e si valuta che su 100 ragazze in età adolescenziale 10 abbiano un disturbo collegato all'alimentazione.
IL PROGETTO
Il progetto "IO VOGLIO VIVERE. QUALCUNO MI PRENDA PER MANO" nato da un'idea di ImagoMentis.
La nostra è un'associazione di fotografi che si interessata a progetti fotografici su temi di forte impatto sociale attraverso l'organizzazione di eventi espositivi in sinergia e collaborazione con enti ed istituzioni che si dedicano a tali problemi.
Diciotto fotografi espongono ciascuno un portfolio di 4 fotografie sviluppando una sorta di percorso che delineando il percorso della malattia conduce l'osservatore da visioni più cupe e drammatiche ad immagini portatrici di un messaggio di fiducia e speranza.
"La mano", presente nel titolo della mostra è, in molte serie, protagonista, quasi ideale "aforisma fotografico", che trova nelle parole di Rainer Maria Rilke "le mani hanno una storia, una cultura, una particolare bellezza" il fil rouge interpretativo del tema: una sineddoche in cui questa non sia solo rappresentativa del corpo materiale ma anche della condizione della mente.
Allora "mani" contratte, strette e scavate segno di sofferenza disperazione si contrappongono a "mani" impegnate a prendere consapevolezza degli strumenti dell'alimentazione, un piatto, un mela, o che si levano in gesti liberatori quasi a rappresentare un segno di liberazione o di raggiunta vittoria. Ma lo stesso varrebbe per i volti: straziati e dolenti o ridotti a maschere e fantasmi oppure gioiosi, carichi di speranza e quiete interiore.
L'approssimazione interpretativa di queste fotografie avviene cosi, volutamente, per difetto, mai per eccesso. I soggetti fotografati (persone e cose) dicono molto, le fotografie (Persone e Cose) forse intuiscono, di più lasciando comunque all'osservatore la facoltà di costruirsi una propria e personale consapevolezza di fronte al tema secondo l'idea per la quale il compito della fotografia sia solo quello di "mostrare senza dimostrare".
Una fotografia questa, come direbbe Giuseppe Pinna "che non è mezzo di verità, ma effetti di verità, verosimiglianze" giacché vale per questo genere di immagini quanto Karl Kraus sostenera per l'aforisma letterario: "non coincide mai con la verità, o è una mezza verità o una verità e mezzo".
www.imagomentis.org