Il tempo della Fienagione

Il tempo della Fienagione

Dal 03/05/2025 ore 18:30 al 18/05/2025 ore 18:00

Una raccolta di opere di 6 artisti formatisi all'Accademia di Belle Arti di Bergamo che esplorano il rapporto tra uomo e natura, tra cambiamenti reciproci, ciclicità stagionale, vita e morte.

opening 3 maggio ore 18:30

Ex Chiesa S. Bernardino 


Orari di apertura della mostra:

mercoledì 14:00 - 18:30

sabato 09:00 - 12:30

domenica 15:00 - 18:00


La mostra presenta una raccolta di opere realizzate da artisti, in gran parte formatisi presso l’Accademia di Belle Arti “G. Carrara” di Bergamo.

Le ricerche di ciascun autore, eterogenee per temi e linguaggi espressivi, riflettono sul rapporto tra Uomo e Natura, evocando mutamenti e alterazioni reciproche, la ciclicità delle stagioni, il senso della Vita e l’inevitabilità della Morte. L’esposizione si inserisce nell’affascinante cornice architettonica dell’ex chiesa parrocchiale, oggi spazio polifunzionale, grazie all’ospitalità del Museo Gaini Meli di Luzzana, che ne cura l’organizzazione e l’allestimento. Le opere esposte dialogano con la scultura “Genesi”, realizzata da Alberto Meli (Luzzana 1921 - Luzzana 2003), elemento baricentrico della mostra.


Rodolfo Invernizzi

Canopi cilindrici che conservano residui ossei rivestiti d’oro e lacerti vegetali, raggruppati e deposti in teche lignee che richiamano un ostensorio. L’installazione organizzata come un’operazione rituale e votiva, è un rimando ad antichi riti agrari, evocazione e celebrazione dello stretto rapporto tra la vegetazione e i defunti nella loro comune dimensione ctonia.


Bruno Ghislandi

L’uovo, simbolo di fertilità, amore, vita e non vita, è l’elemento corrispondente a diversi stati d’animo vissuti dall’artista, in una ciclica scansione dei giorni che scorrono, ciascuno contraddistinto da una peculiare emozione soggiogata da passione, del tempo che fugge, dall’approssimarsi di una fine che tutto inesorabilmente rende fragile e travolge. Scrigni che conservano uova intere o gusci vuoti ‘sigillati’ e ‘immortalati’ dal nero oblio: un calendario che registra i sussulti del cuore.


Silvia Ontario

Cosa ricordano gli alberi? La loro memoria è racchiusa e rivelata nella scrittura del tronco tagliato, come se ogni albero redigesse un’autobiografia negli anelli del suo stesso legno. Memorie di un bosco è una serie di stampe monotipo su tessuto di cotone. La polvere di cenere nera, raccolta nei falò spenti nel Parco Adda Nord, genera impronte per contatto con elementi naturali, ove la memoria si fa trama, cronologia di narrazione ben strutturata e costruzione a intreccio come maglie di un tessuto.


Roberto Picchi

L’installazione site-specific, attraverso composizioni pittoriche e aggregazioni scultoree di elementi in cera d’api e paraffina, evoca il conflitto cromatico e morfologico che si manifesta nelle aree di transizione intorno allo zero termico. La pittura si espande progressivamente nello spazio fino a diventare scultura attraversabile, in un processo in cui la distinzione tra visione d’insieme e dettaglio si fa instabile, con forme e colori che si confrontano con le tensioni climatiche presenti in natura. Emergono territori in mutazione nei quali la materia riflette le soglie del clima e le loro ambiguità, fino a parcellizzarsi in frammenti di una presenza che di continuo si aggrega e si disgrega.


Natasha Rivellini

Serie di sculture composte da diverse bottiglie di vetro rotte, congiunte e ricomposte nel creare una sola forma tramite la forza esercitata da centinaia di elastici di plastica multicolori, disposti in modo da formare un motivo geometrico. Quella che sembra una convivenza serena tra due parti riparate e completate l’una dall’altra, ammantata da colori brillanti che rimandano al gioco, è invece un conflitto segreto, la pressione di una lama in vetro contro l’altra per via di una stretta asfissiante. A metà strada tra l’essere dei cesti e dei nidi, questi oggetti racchiudono e stringono in un abbraccio perpetuo frammenti di realtà provenienti da mondi che oggi possono apparire assai distanti: quello naturale e quello umano. All’interno dei bozzoli questi due aspetti si fondono, perdono i propri confini e si trasformano in mondi accidentali che non smettono di ricrearsi e distruggersi l’uno nell’altro.


Olivier Russo

Il raccolto non andrà perso ma protendendoci verso il cielo offuscheremo il sole.